Il 2026 sarà un anno fondamentale per il settore non profit, con una serie di novità che già da quest’anno incideranno profondamente sull’assetto organizzativo e gestionale degli enti e delle organizzazioni che ne sono parte.
Dal 1° Gennaio 2025 era infatti prevista l’entrata in vigore delle novità contenute nel Dl n. 146/2021, art. 5 comma 15-quater successivamente convertito in legge. Tuttavia il Decreto Milleproroghe 2024, ovvero il Dl 202/2024 pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 27 dicembre 2024 e convertito in legge il 21 febbraio 2024 (Legge n. 15/2025) congela per un altro anno le modifiche previste e fa slittare al 10 gennaio 2026 l’applicazione del nuovo regime IVA per gli enti non profit.
L’introduzione del nuovo quadro normativo atteso prevede il passaggio da un regime di esclusione a un regime di esenzione in tema di IVA.
Il nuovo sistema interesserà alcune tra le voci di maggior rilievo nei bilanci degli enti del terzo settore, ovvero le prestazioni di servizi e le cessioni di beni rese a fronte di corrispettivi specifici nei confronti di soci, associati o partecipanti ed effettuate in conformità alle proprie finalità istituzionali da associazioni politiche, sindacali e di categoria, religiose, assistenziali, culturali, sportive dilettantistiche, di promozione sociale, di formazione extra-scolastica della persona.
Ad oggi tutte queste operazioni sono escluse dall’IVA, per cui gli enti interessati non sono tenuti né a documentarle né a registrarle.
Con l’entrata in vigore del nuovo regime attualmente prorogato al 10 gennaio del prossimo anno, tali operazioni diventeranno invece rilevanti ai fini dell’imposta, anche se gli enti coinvolti potranno spesso beneficiare dell’esenzione.
Di conseguenza, il venir meno dell’attuale regime di “de-commercializzazione” IVA, disciplinato dall’art. 4 del DPR 633/72, determinerà un notevole aggravio di adempimenti fiscali e amministrativi a carico degli enti, perché le operazioni esenti, a differenza di quelle escluse, saranno soggette a obblighi formali per l’IVA, quali ad esempio l’apertura della partita IVA e l’obbligo del registratore di cassa.
Il processo di adeguamento agli strumenti e alle procedure richieste dal nuovo quadro di esenzione IVA comporta costi notevoli in termini di tempo e risorse da investire per tutte le realtà coinvolte, dalle più piccole alle più complesse.
Il margine temporale concesso dal Milleproroghe, confermato dalla legge di conversione di febbraio, è quindi un’opportunità essenziale per tutti gli enti del settore per adeguarsi gradualmente e con maggiore efficacia alle modifiche normative e fiscali ormai alle porte.
Nello stesso tempo, il rinvio concesso dalla nuova proroga consente di semplificare in modo organico le procedure amministrative e l’impatto che la nuova disciplina di esenzione IVA avrà su tutto il terzo settore, all’interno del quadro più ampio e organico di razionalizzazione e riforma ormai intrapreso.